Sabato abbiamo presentato ‘Bologna per lo sport’, il piano strategico voluto dalla Giunta e realizzato con il supporto scientifico di Nomisma, esito di un percorso partecipato durato 7 mesi nei quartieri della città. E’ la prima volta nella sua storia, che l’Amministrazione comunale si dota di un piano di questo tipo. Avviene in un mandato in cui abbiamo deciso di aumentare le risorse per investimenti nel settore e di creare un unico Assessorato Cultura, Turismo e Sport, segno di una forte scelta di integrazione per temi di rilievo sia per la promozione internazionale sia per la coesione sociale della comunità. Concepire lo sport come ‘un luogo di incontro urbano’ e pertanto di ‘cura delle relazioni’, ci consente di guardare ad un nuovo ruolo delle politiche sportive, al pari delle politiche culturali. Una strategia globale per la sostenibilità che, se calata nel contesto regionale e bolognese, può individuare nella rete degli impianti e delle associazioni sportive una infrastruttura materiale e immateriale di straordinario valore, attorno alla quale organizzare un nuovo ruolo delle istituzioni pubbliche, dei cittadini, degli ‘imprenditori civili’ e degli educatori, per citare solo i protagonisti principali. Il piano prevede 20 milioni di investimenti, attraverso il Bilancio comunale, bandi ai quali partecipiamo o convenzioni già sottoscritte: 7 milioni di euro impianti sportivi di terra comunali; 3 milioni di euro per le palestre popolari; 500.000 euro per playground e spogliatoi palestre scolastiche; 4 milioni di euro per il PalaDozza; 6 milioni di euro per le piscine comunali.
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Come vedrete dal documento, che vi invito a scaricare e leggere per approfondire i dettagli, questo Piano Strategico per lo Sport è stata l’occasione per fare una fotografia dell’impegno profuso da parte dell’Amministrazione comunale e dalla città nel suo complesso. Un quadro di certo non esaustivo, visto l’ampio numero di iniziative che nascono ogni anno a Bologna, ma che propone una visione d’insieme per dare forza al ruolo sociale e civile dello sport.
Dobbiamo essere orgogliosi della decisione di intitolare la curva San Luca ad Arpad Weisz, l’allenatore del Bologna FC morto ad Auschiwitz. Il 25 gennaio prossimo, alle 10 presso lo Stadio Dall’Ara, ci sarà la cerimonia ufficiale con la partecipazione delle scuole e degli studenti del quartiere. Risale solo a qualche mese fa il grave episodio che ha coinvolto l’immagine di Anna Frank, la nostra ferma presa di posizione e la decisione degli Ultrà della As Lazio di non venire a Bologna in uno Stadio dedicato ad un ebreo ucciso nei campi di concentramento. Purtroppo, sono ormai sempre più numerosi gli episodi di intolleranza e i gesti espliciti di neofascismo nel nostro paese. Non di meno nel mondo dello sport.
All’interno del Piano troverete indicate le principali linee di intervento e progetti, tesi ad intervenire in un contesto che ha le seguenti caratteristiche. Nella Città Metropolitana di Bologna gli atleti attivi sono 90.000. Questo dato, se rapportato alla popolazione, segnala la presenza di 88,9 atleti tesserati ogni 1.000 abitanti: il 4% in più rispetto al dato regionale e ben oltre il 20% rispetto la media nazionale. Nella pratica agonistica è il calcio a riscuotere più successo, con i suoi 16.789 atleti tesserati CONI, seguito da pallacanestro (9.608), tennis (7.989) e pallavolo (5.812). Da una lettura di questi numeri emerge una peculiarità del tutto bolognese: nella città metropolitana il basket rappresenta il secondo sport agonistico più praticato, a differenza del resto di Italia o della stessa Emilia-Romagna, dove invece è il volley ad attestarsi alle spalle del calcio. La pratica sportiva amatoriale muta il quadro delle discipline più praticate: in questo caso è il nuoto ad avere il primato con 30.700 persone coinvolte, seguito dalla ginnastica a corpo libero o con attrezzi (17.700 praticanti), dal calcio (15.623) e dalla danza (11.287).
Da un questionario ditribuito a oltre 5 mila ragazzi, Nomisma ha rilevto che ad aver praticato sport nell’ultimo anno è infatti l’84% degli studenti tra i 6 e i 19 anni, mentre solo il 5% ha fatto una vita completamente sedentaria. Il breakdown per età evidenzia una flessione al crescere dell’età: la propensione alla pratica sportiva dei ragazzi 14-19 anni si ferma al 74%, perdendo – rispetto alle classi di età precedenti – una quota di sportivi pari al 10% interessata al semplice movimento. Si tratta di un fisiologico allontanamento dallo sport dovuto principalmente ad un maggior impegno scolastico (motivazione che riguarda il 26% dei ragazzi delle scuole secondarie di secondo grado che non ha praticato sport nell’ultimo anno) o alla sostituzione dello sport con altro hobby (20%).
Non solo, l’età risulta essere fattore determinante anche se si guarda ai motivi per cui si fa sport e alle attività praticate. Se, infatti, i ragazzi delle scuole primaria e secondaria di I grado svolgono lo sport per cui si sentono più portati, nelle fasi successive a guidare la scelta diventano il divertimento legato all’attività sportiva e la voglia di mantenersi in forma (motivazione dichiarata dal 22% dei ragazzi delle scuole secondarie di II grado che hanno praticato sport). Con riferimento al tipo di sport praticato, emblematico è il caso del nuoto che spopola tra i più giovani (42% di chi fa sport), ma che perde posizioni col passare degli anni, coinvolgendo solo il 16% degli studenti delle scuole secondarie di II grado.
Nell’ambito della sua attività di ricerca Nomisma ha analizzato anche la valenza sociale dello sport, visto l’importante ruolo come strumento di inclusione. In quest’ottica sono stati condotti approfondimenti specifici su due target di interesse: studenti stranieri e popolazione con più di 65 anni. Rispetto al primo focus realizzato, emerge una minor propensione dei giovani stranieri a praticare sport in maniera continuativa rispetto ai coetanei nati con entrambi i genitori italiani: solo il 43% degli studenti nati all’estero con almeno un genitore straniero ha praticato sport in modo regolare, a fronte del 55% degli studenti nati in Italia con almeno un genitore straniero e addirittura dell’83% registrata tra gli studenti con entrambi i genitori italiani. Significativa risulta anche la maggiore inclinazione degli studenti stranieri a praticare attività senza istruttore in spazi sportivi ad accesso libero (il 17% degli studenti nati all’estero da almeno un genitore straniero che praticano sport vs il 3% dei giovani praticanti con entrambi i genitori italiani).
Sotto il profilo degli impianti Bologna rappresenta la parte importante dell’offerta sportiva della Città Metropolitana: secondo i dati elaborati dal CONI nel 2015, la città conta 569 complessi sportivi (il 44% del totale metropolitano), 843 impianti (48% del totale metropolitano) e 1.296 spazi elementari di attività. In questo contesto l’Amministrazione comunale ha in gestione o in proprietà il 20% degli spazi disponibili in città, suddivisi in 117 strutture tra complessi sportivi e impianti e 259 spazi elementari di attività.
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