Condivido l’intervista uscita nell’edizione di oggi del Corriere dello Sport – Stadio sullo sport a Bologna, tra il Dall’Ara, il terzo Palazzo dello Sport, la riqualificazione dell’ex CIERREBI, le Olimpiadi 2032 e l’importanza dello sport di base.
Intervista a Matteo Lepore – Gli anni che verranno
Di Federico Monti
Bologna come Barcellona. L’Assessore a turismo, cultura, sport e immaginazione civica del Comune di Bologna guarda al futuro e indica la capitale catalana come modello principale da seguire.
La fine dell’anno è il momento giusto per fare il bilancio di quanto realizzato, ma soprattutto il programma per gli anni a venire. E allora, parliamo con l’Assessore Matteo Lepore della direzione nella quale sta andando lo sport cittadino e metropolitano. Lepore, bolognese doc, nonostante la giovane età ha già molta esperienza, ricoprendo ruoli di responsabilità in Comune sin dal 2011, prima come Assessore al lavoro, economia e turismo e poi, sino a oggi, di turismo, cultura, sport e immaginazione civica.
Come convivono le diverse anime delle deleghe che hai in carico nello svolgimento del tuo mandato?
«L’idea è lavorare in modo integrato, lo sport e la cultura sono identità radicate in città e hanno anche un importante ruolo sociale. Ritengo che siano due temi fondamentali per l’Amministrazione comunale per il coinvolgimento dei cittadini. Per quanto riguarda l’immaginazione civica, invece, è una delega che riguarda la partecipazione dei bolognesi, quindi atta a sostenere la loro creatività e partecipazione. Per questo da tre anni portiamo avanti il bilancio partecipativo per il quale hanno votato online più di 30.000 cittadini per svariati progetti. Anche qui l’elemento sportivo e culturale è predominante, in quanto sono temi sentiti dai bolognesi».
Lo sport lo seguivi anche prima dell’impegno politico?
«Seguivo di più il basket, in quanto l’ho praticato nella Polisportiva Pontevecchio sino ai 26 anni e sono arrivato a esordire in Serie C. Per la cronaca, il mio ruolo era play/guardia. Ora vado a vedere qualche partita di pallacanestro, per quanto riguarda il Bologna FC sono abbonato nei distinti, anche se per ovvi motivi frequento da ospite pure la tribuna. Gli impegni sono tanti e questo non mi permette di fare le trasferte».
Se dovessi scattare un’istantanea dello sport in città?
«Lo sport a Bologna non è solo basket e calcio, sebbene ci sia un grande ritorno di entrambe. In base a uno studio che abbiamo realizzato, il 90% dei ragazzi sotto i 18 anni fa sport e c’è una grande vitalità di alcune discipline come la pallavolo e la boxe, soprattutto sul fronte femminile. I nostri atleti e le nostre atlete stanno vincendo medaglie, io stesso ogni mese premio ragazzi giovanissimi che tornano vincitori da importanti tornei anche a livello internazionale».
È importante lo sport, parlando di turismo? Facendo un consuntivo, sotto le Due Torri abbiamo recentemente assistito a eventi sportivi che hanno avuto una eco molto ampia… «Per Bologna, lo sport sta diventando anche un traino turistico, con l’anno 2019 abbiamo raggiunto il giro di boa: partenza del Giro d’Italia e campionato di calcio europeo Under 21, solo per fare i due esempi principali. L’anno precedente avevamo ospitato i mondiali di Volley maschile al PalaDozza. Abbiamo visto quanto questi grandi eventi possono portare persone in città e quanto l’identità di Bologna a livello nazionale ed europeo possa essere legata allo sport e questo è sicuramente un ambito di investimento anche futuro. Di solito Torino, Milano e Roma sono le città con maggior visibilità sui media, ma anche Bologna pian piano si sta facendo notare. Ad esempio la squadra del Bologna calcio è legata, al di là delle vittorie, a una serie di valori nell’immaginario nazionale che stanno riemergendo. E non solo per la vicenda di Sinisa, ma anche perché, come dice Cesare Cremonini, quando dici che sei di Bologna la gente ti sorride. Ovviamente questo atteggiamento riguarda la città in generale e quindi anche lo sport».
Parliamo del futuro dello sport bolognese.
«Noi stiamo lavorando sulla riqualificazione complessiva degli impianti, il mio obiettivo di mandato è di chiudere i lavori all’Arcoveggio per una pista di atletica che permetta lo svolgimento di competizioni, oltre a un palazzetto per la pallavolo e la ginnastica ritmica, due sport nei quali stiamo crescendo molto a livello nazionale. Poi abbiamo i due progetti strategici che sono lo stadio e i palazzi dello sport. Per quanto riguarda il PalaDozza, che diventerà un grande polo attrattivo nel cuore della città per l’entertainment sportivo, l’abbiamo già riqualificato in buona parte senza mai interrompere l’attività, i primi risultati già si vedono: tabellone, ambienti interni, ristorante. Alla fine del 2020 inaugureremo lì il Museo del Basket, stiamo facendo il concorso online per scegliere il nome. Credo sarà un grande motivo di attrattività, perché diventerà un luogo nel quale si discuterà di sport e si farà formazione, sarà un posto nel quale portare i propri figli il sabato e la domenica. Poi c’è questa suggestione di un nuovo Palazzo dello Sport in Fiera, vediamo se andrà avanti, sicuramente in Fiera c’è lo spazio per nuovi contenitori per gli eventi sportivi».
Il Palazzo in Fiera non rischia di diventare ridondante, rispetto ai Palazzi già esistenti? «Tre Palazzi dello Sport non ci sono neanche a Los Angeles, penso che sicuramente un minimo di riorganizzazione andrà fatta e prima di dire sì o no bisognerà parlare più in generale dell’area della Fiera. Il progetto di rilancio va ragionato e bisognerà capire dal punto di vista industriale dove vorrà andare la Fiera nei prossimi anni».
Il punto sul nuovo Dall’Ara?
«Fenucci ha annunciato che la proposta del Bologna FC arriverà in questi giorni, la stiamo aspettando. Andiamo avanti sulla riqualificazione con un rapporto pubblico-privato visto che in questo progetto, come è noto, investirà anche il Comune. I lavori partiranno entro due anni da quando ci presenteranno la proposta definitiva».
Passiamo al CSB (ex CIERREBI): ci sono novità?
«Abbiamo fatto presente al Bologna e alla SECI, la cordata proprietaria al 50% e 50%, che a noi piacerebbe che rimanesse un impianto a uso sportivo, sarebbe davvero un peccato avere in quella zona il tredicesimo ipermercato. La proprietà si è presa del tempo per darci una risposta. Siamo a conoscenza del fatto che ci sono diversi imprenditori interessati e confidiamo che a inizio anno la partita si chiuda in maniera definitiva».
Giuseppe Campos Venuti, grande urbanista e politologo attivo all’ombra delle Due Torri sin dagli Anni 60 e recentemente scomparso, impostò la città di Bologna verso una strategia urbanistica che non contemplasse un milione di abitanti. Tuttavia oggi, considerando Bologna e Provincia, siamo arrivati comunque a quel numero di cittadini con la Città Metropolitana. Tu sei anche responsabile della Destinazione Turistica Metropolitana: quali sono i progetti che la coinvolgono nella sua interezza? C’è qualche città che secondo te sarebbe da copiare, in Italia o in Europa?
«Sicuramente la Regione Emilia Romagna ha fatto tanto per le infrastrutture sportive e grazie a lei anche i piccoli Comuni hanno potuto ottenere finanziamenti per intervenire sulle proprie dotazioni. Alcuni Comuni hanno impianti di assoluta avanguardia, penso a Castenaso, San Lazzaro e la stessa Casalecchio. Recentemente si sta discutendo di creare una Consulta dello Sport Metropolitano, che raccolga tutte le realtà interessate, e questo credo sia indispensabile. Inoltre bisogna riuscire a tenere assieme l’aspetto sociale e le competizioni nazionali e internazionali, che significa garantire ai cittadini l’accesso allo sport su tutto il territorio, ma fare anche scelte strategiche sugli impianti per le grandi competizioni. Non per forza questi ultimi debbono essere dislocati nel capoluogo, per alcuni sport la dimensione può diventare metropolitana, pensiamo ad esempio a Imola e all’Appennino, con i suoi sport invernali. Abbiamo appena inaugurato lo spazio ExtraBO in Piazza Maggiore, lì ci sarà occasione di presentare gli sport praticabili in Appennino. Poi c’è questa idea delle Olimpiadi 2032, oggi pensare ai confini amministrativi è una banalità, bisogna pensare a Firenze, avere dei rapporti con Milano e collaborare con la riviera adriatica. Le linee della metropolitana di New York coprono praticamente la stessa superficie, se si vuole ambire ad ampi scenari bisogna smettere di vederci piccoli. Se vogliamo che le Olimpiadi diventino realtà, dobbiamo cambiare il modo di lavorare italiano e far collaborare più città. Per me un modello di gestione degli impianti sportivi è Barcellona, una città che ha un’estensione territoriale inferiore a quella di Bologna, e non di poco, circa 100 km² contro i nostri 140 km². Ha ovviamente delle attrezzature olimpiche e circa 200 impianti sportivi contro i nostri 150, non siamo quindi molto lontani. Però loro hanno un’Istituzione municipale dedicata allo sport con 55 impiegati, noi invece abbiamo un Ufficio Sport con poche persone. Il vero salto che deve fare il Comune è su questo aspetto, anche se potrà eventualmente arrivare con il prossimo mandato, credo che sia un investimento da fare per una città che vuole tenere curati i propri impianti».
Quali spazi per gli sport minori e per le associazioni?
«Stiamo lavorando su boxe, pallavolo, ginnastica ritmica e atletica. In tutti questi casi stiamo pensando a nuovi impianti. Per la prima disciplina vorremmo trovare un contenitore che raccolga tutte le realtà cittadine».
Cosa vuoi terminare assolutamente, da oggi alla fine del mandato?
«Gli impegni assunti: far partire i cantieri dell’Arcoveggio, inaugurare il Museo del Basket e lasciare alla città il progetto dello stadio. Ma non dimenticare gli sport minori».
Che sport farai fare a tua figlia, da grande?
«Ti confesso che in casa non c’è accordo: io vorrei farle praticare basket e la mia compagna i boy scout. L’ho già portata diverse volte a vedere partite di basket e una volta anche allo stadio. Vedremo…».